LA CHIESA
Diceva San Francesco: le chiese nostre siano picciole , e povere,
ma divote, honeste, e mondissime, né vogliamo haverle grandi per potervi
predicare
Quella del convento di Francavilla è di una sola navata, con tetto
a botte, ricca ma non carica di decorazioni, di cornici, di cornici, di lesène
e archi di fine stucco.
Il retablo centrale è in legno, imitazione marmo, del600.
In alto il Padre Eterno, creatore del mondo: sembra uscito dal pennello
del Goya ebbe ad esclamare un critico darte.
Ai laterali tele raffiguranti S. Barbara e Santa Venera sempre del 600;
al centro statua lignea dellImmacolata di fattura settecentesca; è
alta più di due metri e sessanta. Altare e paliotto in legno di noce,
squisita fattura di Gioseppe Torrisi da Catania che disignò e
fece.
Nel secolo IXX° Fr. Vincenzo Bruno da Catania volle ulteriormente arricchirlo
ponendo negli specchi a rilievo i quattro evangelisti, Melchisedech, e il
sacrificio di Abramo. Nel paliotto un San Francesco a mezzo tondo sorretto
da quattro puttini.
La custodia è in legno di noce lavorato nei minimi particolari: colonnine
con capitelli corinzi, un pellicano a grandezza quasi naturale che si squarcia
il petto e nutre i suoi piccoli, S. Antonio da Padova che reca in mano un
bambino Gesù vestito come un piccolo nobile del seicento. E opera
prestigiosa di fr. Felice Costanzo da Bronte.
Allinterno della chiesa sono conservate statue e tele a partire dal
cinquecento e raffiguranti per lo più immagini di santi cappuccini
come: San felice da Cantalice, San Giuseppe da Leonessa, San Lorenzo da Brindisi.
Spicca fra tutti limmagine di San Bernardo da Corleone il quale diede
lo spunto al Manzoni per tracciare la figura di Fr. Cristoforo.
Allinterno della chiesa ancora troviamo due Ecce Homo di epoche diverse,
una tela della Madonna della Catena, una Annunziazione di scuola fiamminga
(tela a soggetto siciliano come si deduce dal volto dei protagonisti) , una
tavola del secolo XVI che ci mostra San Francesco che riceve le stimmate,
una pala seicentesca con San Domenico, San Francesco e lAssunta ,al
centro della navata tela dellImmacolata e altri santi , ed ancora un
paliotto del seicento in oro e argento su pelle di vitello , opera quasi certa
dellorafo fiorentino Innoccenzio Magnani autore fra le altre cose della
famosa Manta del Duomo di Messina.
Nel coro altre tele seicentesche raffiguranti i dodici Apostoli.
LA CAPPELLA DEI RUFFO
La cappella dei Ruffo della Terra di Bagnara (Calabria) che si apre sulla
destra della navata centrale sorge sulla antica chiesa Bizantina del XV°
secolo, la lapide originaria si trova nel cortile del convento.
Laltare ed il paliotto sono opera del mago dellintarsio
fr. Mariano Tatì da Francavilla ricamo di intarsi floreali delicati,
dai colori freschissimi, tenero prato derbe e petali di rovo.
E datato 1848.
Gli ornamenti e gli abbellimenti della cappella si devono alla munificenza
del Visconte Don Jacopo Ruffo il quale nel testamento dettato il 9 agosto
1674
vuole ordina e comanda che la cappella della Madonna delle
Preci sabbia et debbia compitamente restaurare, ornare et abbellire
secondo il disegno che ne farà Innoccenzio Magnani.
La macchinetta è lavorata in legno scolpito e pitturato
ad imitazione marmo; nelle teche laterali si possono contare quasi centocinquanta
reliquie di santi e martiri; in basso piccole bacheche con santini lavorati
in miniatura ad intaglio su pergamene decorate.
Al centro tela della Madonna Odigitria seduta sui un trono bizantino
che reca in mano un bambino Gesù, è databile XVII ° secolo.
Lo stile pittorico è quello della scuola di Antonello da Messina.
Ai lati della cappella balaustrata con confessionali di fattura ottocentesca
in tardo stile neoclassico lavorati ad intarsio da frate Mariano Tatì.
Paliotto ad intarsio di Fr. Mariano Tatì (1848) |
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Miniature del '600. |
Miniature del '600. |
Miniature del '600. |
LE SACRESTIE
Sulla destra di chi entra e possibile vedere lantica sacrestia databile
1673, con il casciarizzo povero scarno e rispettoso della semplicità
francescana, sul timpano di sinistra una Veronica del seicento
di autore ignoto. In fondo lavabo in pietra di Taormina dello stesso periodo.
Sul lato sinistro la sacrestia ottocentesca con pavimento in pietra arenaria.
E il capolavoro di fr. Mariano Tatì.
Architettonicamente perfetta, rifinita nei più minuti particolari ;
larte supera la natura per la vivezza, la precisione, la sua compiutezza.
E un ricamo, una trine, elementi floreali ed animali si intrecciano
meravigliosamente.
Tarsie minutissime, infinitesimali, disegno perfetto e sicuro. È il
canto del cigno di questo frate meraviglioso. Reca la data 1859.
Sul muro della scala un affresco del seicento che raffigura un Angelo Custode
al naturale, e che con tutta probabilità , possiamo attribuire a fr.
Feliciano Guarcena da Messina vissuto tra il 1610 e il 1663.
Particolare della Sacrestia |
Fra Mariano Tatì (autoritratto) |
Come
dice lo slogan del convento:
Venite
e non vi pentirete. Parola di Frate!
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Pax
et Bonum (pace e bene)